a cura di
Raffaele Ferraro
15-05-2017

I tifosi della bici

Ci son quelli “della domenica” che quando il cielo è coperto e non sanno cosa fare, si mettono davanti alla tv: ma sì dai, piuttosto che niente va bene pure il ciclismo.
Ci sono quelli che conoscono solo un ciclista ma fanno finta di saperne più di tutti al bar con gli amici.
Ci sono quelli che si alzano all’alba per raggiungere la strada che porta a un traguardo, che salgono a piedi con zaino in spalle e pranzo-colazione-merenda-cena al sacco, con gli striscioni scritti la sera prima, invadendo la casa di quell’odore penetrante delle bombolette spray.

Che arrancano con le loro bici per poi abbandonarle tutte alla stessa maniera, addossate a una parete, sui prati e stare lì, in bilico sui tacchetti, ad aspettare le prime moto che precedono la carovana della corsa.
Quelli che restano per ore in attesa dei ciclisti. I loro ciclisti. I tifosi “da strada”, per quell’attaccamento di anima e corpo a quella striscia di asfalto, a volte interminabile, altre troppo breve, che conduce al traguardo.

Tifosi. Ma forse non è la parola giusta. Non è corretta.

Bisognerebbe trovarne una nuova per descrivere quello che è il tifoso autentico, genuino e puro del ciclismo.

Una parola più calda, che possa avere sintetizzare le grida di incoraggiamento e la dolcezza di quell’emozione contenuta, prima del passaggio al Gran Premio della Montagna di giornata. Una parola che comprenda le ore passate in attesa, sotto la pioggia battente, coi k-way, con i nasi gocciolanti e, allo stesso tempo, al caldo torrido di certe giornate dove l’attesa è pregna di sudore e l’unico indumento che si può sopportare addosso è una bandiera.

Non è semplice trovare una parola che possa racchiudere tutto, persino quel rapporto un po’ mistico che c’è tra il corridore e il suo tifoso. Un rapporto che, tra piedi e bicicletta, resta sempre così vicino da sembrare intimo: tutto lì, sullo stesso asfalto rovente o intriso d’acqua, sotto lo stesso cielo, minaccioso o sereno.

Condividono tutto, il ciclista e il tifoso: anche la stessa bottiglietta d’acqua. Il rapporto tifoso-ciclista è veramente la vena pulsante del ciclismo. Pulsa lo stesso cuore, tra le grida che si arrampicano per una strada che aspetta una corsa. Pulsa lo stesso cuore tra tutti quegli uomini piccolissimi (dalle riprese aeree) che attendono pazienti sulla salita, gli eroi del Giro. Uno sport che è tra la gente e per la gente. Gente autentica, che mangia pane e salame con gli occhi sempre rivolti alla strada, che non rimanda una tappa dal vivo solo perché piove.
Un legame indissolubile che solo il ciclismo può fregiarsi di avere.

Perché il ciclismo odora profondamente di umanità.

 

Foto di filip bossuyt from Kortrijk, Belgium – mortirolo 116 maes en vermote, CC BY 2.0, Collegamento